E' una pianta molto conosciuta, a dispetto del nome reale di tarassaco, come soffione, dente di leone, cicoria o girasole selvatico ed, in questo periodo, punteggia con i suoi allegri capolini gialli tutti i nostri prati.
Viene considerata, perlopiù, un 'erbaccia infestante e la sua cattiva fama le è dovuta dall'invadenza con cui si propaga nel nostro amato prato all'inglese rendendolo in breve disordinato e sciatto.
E non c'è quasi nulla da fare, una volta attecchita si propaga con la velocità della luce e se si pensa di tagliarla, per non vederla più, non si fa altro che favorirne la crescita con ancor più vigoria.
Bene, visto che non si può sconfiggere, tanto vale sfruttarne le numerose virtù, i sali minerali, la vitamina C e le capacità depurative di reni e fegato.
Le rosette tenere e bianche sono perfette per le insalatine primaverili e, per chi (non io) gradisce un gusto amarognolo le foglie possono essere saltate in padella o cucinate a frittata.
I fiori, umili ma vitali e allegri, oltre che belli da fotografare possono decorare una tavola campagnola e informale e possono anche essere fritti in pastella e utilizzati per preparare il cosiddetto miele di tarassaco, che non è prodotto dalle api ma è una sorta di dolce confettura che si più gustare al posto dello stesso miele.
Cercando sulla rete ho trovato una ricettina in questo bel Blog e, per chi ne ha voglia e se la sente, non resta che provare.
Abbracci
Mari